Domenico, o come tutti lo chiamavano: “Domingo l’argentino”

 Domenico, o come tutti lo chiamavano: “Domingo l’argentino”

 

Domenico era un frequentatore abituale dell'Osteria.

Conosciuto dagli amici e avventori con il nome di Domingo per via della sua permanenza, sin da piccolo, in Argentina, era tornato in Italia, nel Friuli, dove era nato, dopo la Grande Depressione nel 1930, l'Argentina scese nell'instabilità politica e nel declino economico che la spinse di nuovo nel sottosviluppo.

In Argentina aveva aiutato il babbo, falegname e ottimo incisore, nel laboratorio che costruiva ruote di legno per i carri che ancora, nei primi anni del novecento, trasportavano merci tra una città e l'altra.

Con l'avanzare degli anni e dell'industrializzazione anche in Argentina il trasporto merci si era modernizzato passando agli autotrasporti, più convenienti economicamente e più veloci rispetto alle carovane. Questo mutamento aveva colpito anche la famiglia di Domingo che lentamente, ma inesorabilmente, vedeva ridotto il lavoro e le entrate.

Domingo aveva cercato di convincere il babbo a cambiare lavoro, passando da fabbricante di ruote per carretti alla riparazione d egli pneumatici di camion e auto che stavano invadendo le strade urbane ed extra urbane.

Di fronte alla contrarietà del babbo, Domingo perciò aveva deciso di cercarsi un lavoro per assicurare alla famiglia il necessario per campare.

Sulla tavola non doveva mai mancare il bottiglione di vino italiano; era, specialmente per il babbo, il voler mantenere un ricordo del suo Paese. 

La vita era diventata grama con la Grande Depressione economica degli anni '30.

Nel dopoguerra era rientrato nel suo paese d'origine, abbarbicato su un pendio di una valle che diventerà tristemente famosa molti anni dopo.

La casa che aveva acquistato era situata a metà pendio, qualche decina di metri sotto l'Osteria raggiungibile da una scorciatoia angusta e a gradini che passava tra le altre abitazioni.

In buona sostanza, l'Osteria era la sua seconda casa, visto il tempo in cui vi trascorreva, tra una partita a Truc, e qualche racconto agli amici.

Nelle serate in cui la TV trasmetteva le partite di calcio Domingo era sempre in prima fila nella saletta della televisione.

Al suo ingresso nell'Osteria il saluto “dell’ustîr” (l'oste), era "mandi", al qule Domingo rispondeva con "Buenos días", oppure se era già sera con "Buenas tardes".

A Domingo piaceva atteggiarsi a conoscitore di una lingua straniera e spesso la utilizzava per far comprendere che lui aveva conosciuto il mondo, distinguendosi da altri che, rimasti sempre in paese, non erano nemmeno saliti su un treno.

 

Terminati i convenevoli, Domingo si sedeva al solito tavolo, con gli altri amici per la rituale partita di Truc, tipico locale gioco di carte, accompagnata sovente, dalle imprecazioni rivolte verso il giocatore compagno di carte che sbagliava la mossa corretta.

Nel frattempo, Domingo, ricordava i suoi trascorsi argentini intercalando termini italiani con quelli sudamericani, raccontando avventure più o meno reali, tra i sorrisi dei presenti e, soprattutto, degli immancabili spettatori che seduti a cerchio seguivano le interminabili partite.

Probabilmente alcuni episodi raccontati si rifacevano ad alcuni ricordi de "Dagli Appennini alle Ande", un capitolo del libro Cuore di Edmondo de Amicis, che aveva portato con sé, all'epoca dell'espatrio.

Ma Domingo li sapeva raccontare, con dovizia di particolari, tanto da renderli credibili ai suoi auditori tra i quali molti tecnici e manovalanza che lavorava alla costruzione della diga. Una costruzione definita "maldida" da Domingo, poiché eretta sotto un monte poco stabile e franoso.

Oltre le partite a Truc, la passione di Domingo era il calcio.

In Argentina erano numerosi gli immigrati italiani, o i loro figli, che giocavano nella "Primera División", com’era chiamata la Serie A.

A questo proposito Domingo ricordava agli amici che aveva assistito al debutto di Renato Cesarini, giocatore di origini italiane che, dopo alcune esperienze con squadre argentine, nel 1929 fu acquistato dalla Juventus il 13 dicembre 1931 segnò una rete all'ultimo minuto di gioco dell'incontro di Coppa Internazionale Italia-Ungheria: già in campionato aveva realizzato un gol allo scadere, sicché i cronisti iniziarono a parlare di zona Cesarini per indicare le marcature arrivate nei minuti finali di una gara, se non oltre.

Divagazioni a parte, anche dopo il suo rientro in Italia, Domingo aveva continuato a seguire le partite di calcio e, specialmente, quelle della nostra Nazionale.

Con l'avvento della Televisione, nell'Osteria era stata approntata una saletta apposita nella quale si poteva assistere ai programmi televisivi messi in onda dalla TV nazionale.

Il 9 ottobre 1963 era un mercoledì di coppa, le tv nelle case erano poche e ci s’incontrava nei locali o nei circoli per guardare le partite in compagnia. Quella sera giocavano Real Madrid e Glasgow Rangers, due squadre che garantivano, come oggi, bel calcio e grande spettacolo.

La saletta della televisione dell'Osteria era piena di appassionati di calcio, tra i quali numerosi operai della costruenda diga.

Alle ore 22:39 di quel mercoledì di coppa però, la natura si scatena: 265 milioni di metri cubi di roccia mista a sedimenti si staccano dalla montagna e precipitano nel lago sollevando una massa d'acqua di cinquanta milioni di metri cubi.

25 milioni di metri cubi d'acqua si abbattono sui paesi rivieraschi, il rimanente scavalca la diga e precipita a Valle.

Gli avventori dell'Osteria sentono il rombo della frana e si precipitano all'esterno: l'unica visione é una massa biancastra di nebbia causata da migliaia di particelle d'acqua sospese.

Poi un silenzio tombale. Sotto di loro appaiono i primi risultati: case sventrate e persone, poche, che risalgono di corsa il pendio chiamando per nome parenti e amici.

Una strage. Erto e Casso sparite in pochi secondi.

Tra i pochi che si salvarono alcuni devono la vita a una partita di Coppa.

Tra questi il Domenico, o come veniva chiamato da tutti, "Domingo l'argentino".

N.B.: Ogni riferimento a nomi realmente esistiti è puramente casuale.

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