La cena di Capodanno.

 La cena di Capodanno.

La fila della cassa, al piccolo Discount era lunga.

Nei carrelli l’essenziale per nutrirsi.

Nessuno spreco, al massimo qualche Panettone, venduto sottocosto accompagnato da una bottiglia moscato, sempre in offerta, il resto era costituito da qualche mela,  sacchetti di panini, confezioni di formaggio, bottiglie di latte.

In buona sostanza un paniere limitato. Da indigenti.

Mariarosa, nell’attesa osservava il contenuto dei carrelli che la seguivano, facendo alcuni paragoni mentali con il proprio.

Era nella media anche se aveva voluto, con un atto coraggioso per il suo portafoglio, cedere alla tentazione del Panettone e della bottiglia di Moscato.

Era il 30 dicembre.

L’indomani sera avrebbe festeggiato l’arrivo del nuovo anno con il suo “capriccio” estemporaneo.

Vedova da cinque anni, Mariaosa percepiva la modesta pensione del marito e non navigava in acque molto tranquille.

Tra affitto e bollette varie, rimaneva proprio con lo stretto necessario per tirare la fine del mese.

Era sola, non aveva figli e neppure particolari amicizie.

Sola e, la sera, melanconicamente trascorsa davanti a programmi televisivi sempre più demenziali.

Ma ripartiamo dalla fila in attesa alla cassa del Discount.

Subito dietro di lei, un signore, vestito con eleganza ma con abiti che dimostravano l’età dell’acquisto, tamburellava le dita sulla presa del carrello.

Augusto, il suo nome, anziano, al pari di molti altri avventori, pure lui vedovo e pensionato.

La moglie se n’era andata anni prima e i due figli, un maschio e una femmina, lavoravano all’estero.

Anche loro non nuotavano in buonissime acque e i viaggi per rientrare a casa dal babbo li facevano in treno.

Quell’anno avevano comunicato al padre che, per sopravvenuti impegni di lavoro, sarebbero rimasti nelle rispettive abitazioni.

Anche Augusto, quel Capodanno lo avrebbe trascorso davanti a un tavolo, apparecchiato scaramanticamente per tre, da solo guardando in TV i soliti festeggiamenti nelle città italiane.

Solitamente i figli portavano il panettone e la bottiglia di Bianco dell’Alsazia, il Gewurztraminer, che Augusto sorseggiava facendo schioccare la lingua.

 

Passando davanti alla scansia dei Panettoni e del vino, Augusto aveva avuto la tentazione di acquistare l’offerta, ma poi, facendo due conti e guardando la spesa già in carrello, lasciò correre. Aveva già superato il budget previsto con la confezione di Patè, la sua golosità.

Uscita dal Supermercato, Mariarosa si fermò qualche minuto a causa di un dolore ai piedi.

Aveva voluto calzare scarpe con il tacco alto ma non aveva più gli anni con cui le portava spigliatamente.  Le caviglie non erano quelle di una volta.

Invecchiate pure loro.

Sopraggiunse Augusto che, viste le difficoltà di Mariarosa, premurosamente chiese se poteva esserle d’aiuto.

Scherzosamente indicò, nel carrello della signora, il panettone e la bottiglia.

«Facciamo bisboccia domani sera eh? ».

«Anche da soli si deve festeggiare l’inizio del nuovo anno! - rispose Mariarosa – non sono tanto vecchia da coricarmi all’ora delle galline. ».

Augusto annuì e, passato il dolore alla caviglia di Mariarosa s’incamminò accanto a lei, con al braccio le loro mercanzie verso casa.

Le rispettive abitazioni non distavano molto l’una dall’altra.

Strada facendo Augusto le confessò che anche lui avrebbe preferito far bisboccia a Capodanno ma che, per imprevisti aveva dovuto rinunciare. E le raccontò la storia dei figli all’estero.

Mariarosa lo ascoltò poi una “lampadina” le si accese in testa.

«Potremmo trascorrerlo insieme. Due soli fanno una coppia e con il mio panettone, il mio Moscato e il tuo Patè potremmo rendere la serata meno solitaria e malinconica».

Augusto, che non si aspettava una simile proposta da una persona da poco conosciuta, rimase un attimo allibito in silenzio.

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